sabato 20 settembre 2008

ITALIA RAZZISTA!



Diffondo di seguito l'interessante intervento di SARA MILANESE,pubblicato sulla rivista Nigrizia. Spero possa valere come un ulteriore spunto di riflessione sul problema del razzismo in Italia.

Dov'è il dialogo interreligioso? di Sara Milanese
La Chiesa parla di dialogo e apertura verso le altre religioni: organizza incontri, pubblica documenti, predica l'ecumenismo. Ma poi non prende posizione per difendere il diritto degli stranieri di professare il proprio culto. È più facile intervenire sui Dico e sull'eutanasia.
“Cari Amici musulmani, dal momento che si avvicina la fine del mese di Ramadan, mi è gradito indirizzarvi, secondo una tradizione ormai ben stabilita, gli auguri cordiali del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Durante questo mese, cristiani vicini a voi hanno condiviso le vostre riflessioni e le vostre celebrazioni familiari; il dialogo e l’amicizia si sono rafforzati. Dio ne sia lodato!”

Inizia così il “Messaggio per la fine del Ramadan” del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso , firmato dal cardinale Jean Louis Tauran. Un messaggio che sembra però scollegato dalla realtà: come si può parlare in questo periodo, in Italia come in Europa, di amicizia tra cristiani e musulmani?
Nel clima di tensione fomentato da un pacchetto sicurezza che puzza di incostituzionalità, di episodi di cronaca che vedono stranieri messi all’indice, guardati a vista dalle ronde volontarie, se non vittime di incredibili episodi di violenza (solo per ricordane un paio di recenti: la morte di Abdul Guibre, giovane italiano di origine burkinabè a Milano; il pestaggio di tre famiglie Rom da parte dei carabinieri a Bussolengo, in provincia di Verona ), come si può celebrare il successo del dialogo?

A Cantù, in provincia di Como, dal mese di agosto è attivo un numero verde che permette di denunciare anonimamente i sospetti clandestini. Non servono prove concrete, basta un’impressione, ed i vigili si potranno mettere sulle tracce del malcapitato. Sembra palese il rischio di istigazione al razzismo, ma l’iniziativa del sindaco leghista Tiziana Sala rientra nei parametri della legge, grazie al pacchetto di sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Maroni, che sancisce l’autonomia e la creatività dei sindaci. Un provvedimento che ha permesso a Massimo Giordano, primo cittadino leghista di Novara, di introdurre un coprifuoco nei parchi e nei giardini: non sono permessi “assembramenti” di più di due persone, in nome della “sicurezza per tutti”.

È ancora più difficile parlare di amicizia se si entra nel merito del dialogo religioso. A Oppeano, comune della provincia di Verona, il braccio di ferro tra primo cittadino leghista e musulmani è iniziato in primavera, con la decisione di radere al suolo i locali dove la comunità islamica era solita ritrovarsi. Al posto dell’edificio, una piazza intitolata a Oriana Fallaci. Se l’abbattimento dell’edificio è stato motivato da “ragioni di sicurezza” (l’impianto non era agibile come luogo di culto), il comune sembra sia venuto meno ad un sacrosanto diritto dei cittadini: la libertà di professare il proprio culto religioso (art. 8 della Costituzione). I nodi sono chiaramente arrivati al pettine durante il Ramadam, con da una parte la comunità musulmana alla disperata ricerca di un luogo dove ritrovarsi, e dall’altra vigili e sindaco pronti a bloccare ogni possibile soluzione. Situazione simile per il centro culturale islamico di viale Jenner a Milano, chiuso e ancora in attesa di conoscere quale sarà la nuova sede: nessun quartiere della città è disposto ad accoglierlo.

E perché in futuro non si alzino più nemmeno le fiacche polemiche dei giorni scorsi, la Lega Nord ha presentato una proposta di legge per “disciplinare i luoghi di culto delle confessioni religiose”, esclusa chiaramente la Chiesa cattolica, che gode di un trattamento speciale. Le indicazioni: nessuna costruzione di edifici religiosi a meno di un chilometro da una chiesa, via libera solo dopo referendum locale, imam di lingua italiana (e quindi anche preghiera in lingua italiana) e iscritti a un apposito albo, nomi dei finanziatori italiani ed esteri, passaggio di ogni competenza dallo Stato alle Regioni, rifiuto esplicito della poligamia, divieto di scuole coraniche e minareti. Un progetto di legge che palesa tutta la “diffidenza” (per essere diplomatici) leghista verso l’islam e le sue moschee, viste come pericolosi “luoghi politici” prima che religiosi. Una diffidenza costantemente testimoniata e ribadita dagli esponenti leghisti, anche nell’ultima festa padana, che si è tenuta a Venezia sabato e domenica 13 e 14 settembre.

La Conferenza Episcopale Italiana è stata più volte colpita dall’accusa di “intromettersi” nelle vicende politiche e sociali italiane, dalle legge per i diritti ai conviventi alle delicate questioni di bioetica, tra cellule staminali, testamento biologico ed eutanasia. Al dialogo interreligioso la Cei dedica un ufficio: appunto l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso. Lo stesso papa Benedetto XVI nell’Angelus di domenica 17 agosto ha invitato la Chiesa all’apertura, sottolineando la «responsabilità della comunità ecclesiale, chiamata a essere ospitale per tutti. Quanto è importante che ogni comunità cristiana approfondisca la sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione!»
Perché in questa situazione non c’è una presa di posizione in difesa della libertà religiosa per i musulmani, e in sostegno alla ricerca di un vero dialogo tra le culture? Se non è questo, qual è quindi il significato del “dialogo” celebrato dal Pontificio Consiglio del Dialogo interreligioso? Come si concretizza se non nel difendere il diritto a professare i diversi culti che convivono sul suolo italiano?

venerdì 19 settembre 2008

Solidarietà a LUCA e DAVIDE

"LUCA ZANOTTI ESTRADATO IN GRECIA RISCHIA 10 ANNI PER 21 GRAMMI DI HASHISH"

Il ventenne riminese, che dovrebbe essere condotto in carcere nella località di Kalamata, è accusato di 'traffico internazionale, detenzione e spaccio di droga', per essere stato sorpreso, insieme all'amico, Davide D'Orsi, con 21 grammi di hashish, portati nel Peloponneso, nell'estate 2005".
www.aiutiamolucaedavide.blogspot.com


Sign for Luca e Davide chiedono sostegno

giovedì 17 luglio 2008

...Da Oslo...


Approfitto di questo "strano" momento di pausa per inviarvi un breve video dalla bellissima Norvegia...

Non sembra vero ma la Natura ha una forza comunicativa straordinaria...solo Lei riesce a farti sentire quell'antico sapore che l'umanità sembra voler cancellare del tutto...riesce a farti chiudere gli occhi e a fecondare la tua mente e il tuo cuore per immetterci una sola vita, quella vera, forse mai vissuta...
C'è solo un modo per investire il tempo :ESPLORARE IL MONDO...RIEMPIRSI LA TESTA DI VIAGGI PER SCOPRIRE LA MERAVIGLIA CHE CI CIRCONDA...NON FERMARSI MAI...VIVERE!


domenica 1 giugno 2008

"HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI"



"E' vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce,
è vero che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne

e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra."

Claudio Lolli


lunedì 26 maggio 2008

L'OPPOSIZIONE BEVE TROPPA CAMOMILLA




Ch
e pena questa opposizione! Applaude e fischia credendo di assistere ogni giorno a uno spettacolo teatrale! Ride e piange ignara che l'unico sentimento valido sarebbe l'impegno originato da una ideologia vera!
Tocca a noi fare opposizione, allora. Scendere in piazza ma non solo. Far sì che in ogni nostro atto quotidiano e non, trionfi l'onestà, la legalità. La giustizia dipende da noi come anche la politica. Non ci resta che costruire una nuova classe sociale fatta di giusti e onesti che sogni ancora di cambiare perchè vive giornalmente delle tangibili mutazioni in positivo.
Che pena questa opposizione! Sorride e si compiace di stare lì al governo in mezzo a criminali in giacca e cravatta. E soprattutto beve e quanto beve! Beve tanta camomilla per vivere pacatamente e serenamente.
Che pena questi politici! Tenuti agli arresti domiciliari dalle ideologie anguste di partito, finiscono per comprendere la verità solo dal loro punto di vista. Viva l'operaio! Ma l'operaio oggi continua a morire e non c'è nessuno che si oppone di fronte al tanto sangue versato. Che pena questa opposizione!
Che pena questi politici! A furia di sognare l'America, hanno finito per fare dell'Italia una terra di Mc Donald; una terra di assetati di coca cola e di obesi di pragmaticità. E l'opposizione viaggia anch'essa in America!
TOCCA A NOI FARE OPPOSIZIONE e per prima cosa vorrei oppormi a questa classe politica attuale originata da nessuna ideologia ma semplicemente dalla MAFIA.

Propongo un estratto del film "Aprile" del grande Nanni Moretti. In questo passo fa satira di una sinistra incapace di fare opposizione. Invece di far opposizione molti comunisti si fumano una canna!



sabato 17 maggio 2008

LA "SFIDA" DEI RAGAZZI DI STRADA

Vorrei proporre alla vostra attenzione l'interessante articolo di Cristiano Morsolin da Lima datato 1 aprile 2008:


MOBILITAZIONE PER LA REPRESSIONE
DEI RAGAZZI DI STRADA IN AMERICA LATINA

di Cristiano Morsolin da Lima

[...] In PARAGUAY proprio venerdi 28 marzo la Commissione Interamericana per i diritti Umani CIDH di Washington (massima istanza giudiziaria nel continente) ha deciso di continuare le indagini nel caso di privazione di libertà di bambini di strada avvenuta nel 2005 da parte del magistrato Mercedes Brítez de Buzó.

La denuncia è stata effettuata dalla “Coordinadora por los Derechos de la Infancia y Adolescencia”, la Fundación Tekojoja (che appoggia la campagna presidenziale dell’ex vescovo Fernando Lugo, Centro por la Justicia y el Derecho Internacional (CEJIL) e la Ong CALLE ESCUELA demandando lo Stato del Paraguay per aver violato il diritto dei bambini di strada “senza aver individuato per ogni singolo caso il modo di non separarlo dalla famiglia e di privarlo della libertà attraverso l’uso eccessivo della forza”. Nel caso menzionato furono arrestati 69 bambini minori di 14 anni.

Norma Duarte, direttrice dell’Ong CALLE ESCUELA di Asuncion, che da vent’anni accompagna processi di organizzazione dei NATs, ha dichiarato che l’allontanamento dalle loro famiglie di bambini e adolescenti lavoratori in strada a Ciudad del Este ha creato varie reazioni che ha spinto il relatore sull’infanzia dell’Organizzazione degli Stati Americani OEA, Paulo Pinheiro a un’apposita visita. Dopo questa retata il magistrato Mercedes Brítez de Buzó è stata nominata Ministra dell’infanzia del Governo Dualde premiando la mano dura per risolvere il problema dei bambini di strada. Siamo molto fiduciosi dell’azione intrapresa dalla Commissione Interamericana per i diritti Umani CIDH”.

In COLOMBIA la coalizione contro la vincolazione dei bambini e giovani al conflitto armato – www.coalico.org (di qui è membro “Creciendo Unidas di Bogotà) ha attivato una demanda giudiziaria contro il Ministero della Difesa, la Polizia nazionale e l’Esercito di Stato per l’occupazione della forza pubblica di scuole e centri educativi. In seguito a varie missioni sul campo in Antiochia, Putumayo, Choco, Cauca, costa caribe si denuncia non solo la violazione del Diritto Internazionale Umanitaria; la occupazione delle scuole comporta la violazione di altri tipi di diritti dell’infanzia e adolescenza come la violenza sessuale nelle bambine che partecipano alle lezioni, minacce ai maestri e l’uso degli studenti in inteligencia militare.

Questa ambigua politica di “protezione” dello Stato ha una storia di pericolosi antecedenti.

Per esempio giovedì 20 novembre 2003, nell’ambito dell’anniversario dell’approvazione della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia (20 novembre 1989), i Movimenti dei bambini ed adolescenti lavoratori organizzati peruviani tra cui i delegati di Generación, Ifejant, Manthoc e Mnnatsop hanno dato vita a Lima ad una manifestazione pacifica di bambini ed adolescenti lavoratori, per reclamare di fronte al Palazzo del Governo il rispetto e l’applicazione dei diritti sanciti dalla Convenzione. Il gruppo, formato da circa 150 ragazzi, aveva preparato vari cartelloni e manifesti per richiamare l’attenzione delle autorità sulla grave situazione in cui versa l’infanzia peruviana. Era stata scelta la strategia di entrare nella piazza a gruppi di 10 ragazzi in alternanza, cantando e mostrando i messaggi, per rispettare il divieto del sindaco di non svolgere manifestazioni nella Piazza del centro storico di Lima. Con la motivazione che la manifestazione infrangeva tale decreto, un gruppo di ufficiali della Polizia Nazionale, in assetto antisommossa, si è scagliato contro i manifestanti a colpi di manganello, con gas lacrimogeni, pugni e calci, senza tener conto del fatto che molti erano bambini. A causa di tale intervento, diverse persone hanno avuto svenimenti e subito contusioni per i colpi e calci ricevuti dai rappresentanti dell'ordine che non si sono fermati nemmeno davanti a giovani con bambini in braccio, come è evidente in una foto riportata sul quotidiano La Repubblica del 21 novembre. Inoltre, 3 minorenni e 2 maggiorenni sono stati temporaneamente trattenuti dalle forze di Polizia dell'Unità di Servizi di Controllo di Tumulti della Polizia. Un agente di Polizia che si è rifiutato di farsi identificare, ha cercato di motivare il brutale intervento spiegando che i manifestanti altro non erano che "pirañitas", bambini che pernottano per strade, per i quali non si deve avere alcuna considerazione in ragione della loro minore età, giacché non si comportano come bambini ed adolescenti quando aggrediscono persone adulte."

Allora l’Osservatorio SELVAS aveva lanciato una denuncia internazionale con il sostegno di Save The Children-Svezia, Bureau Internacional Catholique pour l’ Enfance BICE di Bruxelles, il programma infanzia dell’Osservatorio Mondiale per la protezione dei difensori dei diritti umani OMCT-FIDH di Ginevra, la ong africana ENDA e la ong indiana CWC. La pressione della società civile internazionale ha fatto sì che il 10 maggio 2004 il Relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di espressione Theo Van Boven, il Relatore speciale delle Nazioni Unite per la vendita di bambini e la prostituzione infantile e il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i difensori dei diritti umani, abbiamo scritto una apposita lettera al Governo Peruviano questionando la violenta repressione poliziesca.

Una risposta a questa violenza è l’organizzazione dei movimenti sociali NATs che hanno elaborato un calendario di mobilitazioni dove si menziona in Perù la marcia del 31 marzo contro la repressione della polizia, in aprile in Paraguay la presentazione di proposte per l’infanzia al candidato presidenziale Fernando Lugo, ex-vescovo, a giugno a La Paz una cumbre con il Ministro del Governo di Evo Morales per le relazioni con i movimenti sociali per condividere il percorso dell’Assemblea Costituente, a ottobre il progetto gestito dai gesuiti “Muchacho Trabajador” di Quito realizza un’assemblea per approfondire la questione del lavoro minorile da presentare all’Assemblea Costituente.

Laila Villavicencio, adolescente peruviana di 14 anni di Piura, delegata del MNNATSOP, spiega a partire dalla sua esperienza di partecipazione e rappresentatività democratica in una sorta di parlamento infantile “con cui lottiamo contro ogni forma di maltrattamento ed esclusione sociale. Crediamo che l’organizzazione sia uno strumento di protezione, per esigere e sviluppare capacità di cittadinanza attiva. Siamo attori sociali che rappresentano gruppi e movimenti popolari di base che non si limitano a parlare della partecipazione che proviene dalla filosofia ma costruiamo protagonismo come un nuovo stile di vita e di pensiero che fa nascere una nuova cultura dell’infanzia e adolescenza. A giugno lanceremo l’Osservatorio sull’applicazione delle Raccomandazioni del Comitato della Nazioni Unite per i diritti dell’Infanzia di Ginevra che ha rivolto allo Stato Peruviano dopo un lavoro di lobbyng che come MNNATSOP abbiamo realizzato a Ginevra nel gennaio 2006 presentando un rapporto alternativo, con l’appoggio di Save the Children-Svezia”.

Venerdi 28 marzo Manfred Liebel, cattedratico dell’Università di Berlino, Direttore della rete PRONATs (www.pronats.de ) e coordinatore dei master in europa di cultura dell’infanzia, ha incontrato i maestri della scuola “Pequeno Trabajador” di Bogotà affermando che “il protagonismo dei bambini non serve solo nei paesi poveri del sud del Mondo ma anche in Europa, una chance
per l’infanzia che vuole essere riconosciuta come soggetto, che vuole assumere responsabilità quotidiane nella scuola, nella famiglia, nella società. In Germania abbiamo iniziato un percorso di accompagnamento con adolescenti e bambini lavoratori di 12 anni aprendo il concetto di lavoro come l’appropriazione della conoscenza tecnologica attraverso internet (che è utile per apprendere ma non si guadagna denaro), come il lavoro artigianale che lega il lavoro alla creatività e all’arte. Un esempio di partecipazione non “addomesticata dagli adulti” è l’esperienza di adolescenti tedeschi che esprimono solidarietà nei confronti di bambini migranti illegali che la scuola ufficiale non può accettare in quanto “sin papier”. E’ una forma di cittadinanza della disobbedienza dal basso. Per questo come organizzazioni europee come Pronats e Italianats che appoggiamo i movimenti NATs nel mondo abbiamo la responsabilità di ricercare percorsi di protagonismo anche in Europa”. [...]


martedì 6 maggio 2008

9 MAGGIO : ALDO MORO E PEPPINO IMPASTATO



Purtroppo, a distanza di 30 anni, il silenzio si fa sempre più onnivoro e la figura di Peppino Impastato è ricordata solo grazie a una valida esperienza cinematografica: “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana. Un film convincente e ben riuscito che, pur teatralizzando la storia di Peppino Impastato, riesce a sensibilizzare le coscienze dei molti, a partire da Cinisi, un paese di provincia,denso di mafia e omertà. Cinisi è il luogo in cui Peppino è stato ucciso ma la realtà è che Peppino continua a morire in ogni città italiana.

La morte di Peppino Impastato, avvenuta nel lontano 9 maggio 1978, coincide con l’assassinio politico di Aldo Moro. I nostri media hanno quasi censurato la morte di Impastato: a che vale ricordare la morte di Peppino, un anarchico trentenne (a dir loro) a confronto con la morte del noto statista Aldo Moro! Le bocche dei nostri politici, dei nostri giornalisti, dei nostri intellettuali borghesi erano ben istruite per poter affermare che Aldo Moro era stato ucciso dalle BR; trovato morto nella leggendaria Renault rossa. Già, una Renault rossa basta a spiegare il tragico assassinio! Rossa come le brigate, come i comunisti! E per di più una Renault, non una qualunque macchina ma una voiture tutta francese. Francese proprio come l’Hyperion, la nota scuola parigina strettamente legata a organizzazioni terroristiche, tra cui le Brigate Rosse. Insomma, senza portarla per le lunghe, era molto più comodo parlare dell’omicidio di Moro visto che i pseudo-colpevoli c’erano. Non si poteva pensare altrettanto di Peppino Impastato. Lui era stato ucciso dalla mafia ma non si poteva proferire questa parola. Ergo, si parlava di un suicidio eclatante di un esaltato trentenne siciliano.

A distanza di tempo non è ancora cambiato granché: si continua a ricordare il grande Moro. O meglio la massa rammenta solo Moro dimenticando Impastato. Al contrario qualche minoranza, in maniera un po’ manichea e dualistica, finisce per ricordare solo Impastato, alimentando così una vacua querelle tra Moro e Impastato. Ma c’è una realtà ancor più amara. Si continua a dire, a distanza di tempo, che Aldo Moro è stato ucciso dalle BR. Ma quando finirà questa enorme balla? Quando si potrà finalmente leggere sui nostri libri di storia che Aldo Moro è stato ucciso dallo Stato? Quanto tempo ci vuole ancora? Per Impastato ci sono voluti vent’anni per attestare quella che, sin dagli inizi, sembrava un’ovvietà: non un suicidio “eclatante” ma un complotto mafioso da imputare ai Badalamenti.

Il 9 maggio è alle porte. Ricordiamo Moro e Impastato con il coraggio di urlare la verità! Dire falsità, legarsi alle pastoie dell’omertà, varrà ad ucciderli ancora. Freniamo quella vergognosa “ennesima volta”!

martedì 29 aprile 2008

ANDATEVENE VIA, POETI DAL NASO CORTO!



Facciamola finita, venite tutti avanti
nuovi protagonisti, politici rampanti ;
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto
del qualunquismo un' arte ;
coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
in questo benedetto assurdo bel paese.

Venite gente vuota, facciamola finita :
voi preti che vendete a tutti un'altra vita ;
se c'è come voi dite un Dio nell'infinito
guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali ;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.”

Francesco Guccini (Cyrano)

Mi piace di tanto in tanto scoprire le tante riscritture della temeraria opera drammaturgica di E. Rostand intitolata “Cyrano de Bergerac”.

Cyrano de Bergerac, spadaccino dal lunghissimo naso, coltiva un amore indefesso per la poesia. Con i suoi versi riesce a far innamorare e soprattutto riesce a far sognare. Quanto farebbe bene sognare in quest’epoca di poeti dal “naso corto” che ci spezzano le ali! E quanto farebbe bene rileggere oggi questa drammaturgia e le sue varie riscritture, tra cui l’efficace canzone di Guccini!

Il romanticismo che attraversa tutta l’opera e ne diventa il tratto distintivo non dà voce né adito a sterili smancerie e sentimentalismi piuttosto istruisce lo spettatore, suggerendo uno stile romantico di vita; romantico ovvero appassionato. Cyrano sa bene che la passione, come catechizza la stessa etimologia, è legata al patire ma è altrettanto consapevole che una vita priva di ideali è, invero, una non-vita. Pertanto sceglie di combattere contro tutto ciò che costituisce pregiudizio, formalità, conformismo anche se non sempre la sorte è pronta ad arridergli. Forse è questo suo poco classico temperamento a favorirgli una particolare inclinazione alla scrittura più nobile: la poesia. Le sue parole costringeranno al silenzio i suoi nemici, riusciranno a beffare personaggi e situazioni e soprattutto la loro magia riuscirà a far innamorare. La sua poesia, ad onta della sua bruttezza, sarà al centro della più complicata e cabalistica storia d’amore proposta a teatro.

Come epilogo lo spettatore vivrà un involuto amplesso in quanto riuscirà, nella limitata durata del dramma, a lasciarsi generosamente penetrare dagli ideali di Cyrano, in primis il suo romanticismo vaccinato da vacue melensaggini.

domenica 20 aprile 2008

A COSA DEDICA TORINO LA SUA FIERA DEL LIBRO? AL 60/MO ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLO STATO DI ISRAELE

ERNESTO FERRERO E LA "FIGURA DEL CRETINO"


Dal sito della fiera del libro, aprendo un file pdf, si legge che: "la coincidenza dell'apertura della fiera di Torino 2008 con le celebrazioni del 60° anniversario della fondazione dello Stato di Israele viene ad essere un'evidente, assoluta casualità". Un chiaro inciso apologetico in un Paese che si nutre di coincidenze e casualità. Pare che l'Italia sia in mano al gioco biricchino del caso e ogni tanto, quando se ne ricorda, interviene lui, il deus ex machina.
Ma ora leggiamo un po' quello che ha detto Ernesto Ferrero (presidente della Fiera del Libro): Le proteste che continuano anche in questi giorni mi rattristano perché rappresentano l'incapacità della scuola, del paese, della società a formare giovani in grado di sostenere un contraddittorio in modo democratico e di interpretare la complessità che stiamo vivendo e che necessita di una grande apertura al dialogo. La Fiera ha sempre e solo promosso il dialogo, per capire cosa sta accadendo intorno a noi, peccato che questi ragazzi, ma anche tanti scrittori miei amici arabi, non abbiano voluto accettarlo”.
Per commentare queste parole riporto testualmente l'efficace sfogo letto sul sito "Misteri d'Italia":
" Sono parole di Ernesto Ferrero, direttore della Fiera del libro di Torino. Parole di fronte alle quali uno dice: “Ma Ferrero ci è o ci fa?”.
Come è noto, quest’anno la Fiera del Libro di Torino non sarà dedicata agli scrittori di Israele (il che sarebbe stato almeno plausibile), ma al 60/mo anniversario della fondazione dello Stato di Israele, che è come dire al 60/mo anniversario della tragedia palestinese. E che fa il tenero Ferrero, anima bella della cultura italiana? Si lamenta perché qualcuno protesta, non capisce perché altri agitino lo spauracchio del boicottaggio ed è addolorato perché i suoi “amici arabi” abbiano declinato l’invito a partecipare alla Fiera.
Caro Ferrero, ma sei così di tuo o qualcuno te lo fa fare?"
Sempre dal medesimo sito apprendo la seguente notizia:

A VATTIMO LETTERA ANONIMA DI MINACCE

Gianni Vattimo, docente di Filosofia Teoretica all'Università di Torino, che più volte nei mesi scorsi è sceso in campo per contestare la dedica della prossima edizione della Fiera del Libro di Torino al 60/mo anniversario della fondazione di Israele, ha ricevuto una lettera anonima minatoria in inglese nella quale viene insultato e invitato a ricordare la data del 16 ottobre 1972 quando a Roma venne ucciso a colpi di pistola lo scrittore palestinese Wael Zuaiter. Ad ucciderlo furono gli agenti del Mossad in quanto lo scrittore era vicino al gruppo terroristico di Settembre Nero.
Vattimo ha affermato: “Credo che la Fiera abbia sbagliato ad invitare Israele come ospite d'onore nel suo sessantesimo anno dalla Fondazione, come se questa fosse una festa per tutti. E non credo neppure che tutta questa storia, seguita alla decisione della Fiera, serva ad Israele”.

Fonte: Misteri d'Italia.


venerdì 18 aprile 2008

LA CASA VUOTA


LA CASA VUOTA
di Kim Ki-duk

Esco dalla mia casa.
Mentre sono fuori, qualcun altro entra nella mia casa vuota e ci vive.
Mangia cibo dal mio frigorifero, dorme nel mio letto, guarda la mia TV.
Forse perché si sente in colpa, aggiusta la mia sveglia rotta, fa il bucato, mette tutto in ordine e poi scompare.
Come se nessuno fosse mai stato lì…

Un giorno entro in una casa vuota.
Sembra che non ci sia davvero nessuno, così mi spoglio, mi faccio un bagno, preparo da mangiare, faccio il bucato, aggiusto una bilancia e mi esercito a golf nel giardino di casa.
Nella casa c'è una donna scoraggiata, spaventata e ferita che non esce mai e piange.
Mostro a lei la mia solitudine. Ci capiamo senza dire una parola, scappiamo via senza dire una parola.

Mentre scegliamo in quale casa vivere, ci sentiamo sempre più liberi.
Nel momento in cui sembra che la nostra sete di libertà si sia placata, restiamo intrappolati all'interno di una casa buia.
L'uno resta in una casa fatta di nostalgia.
L'altro impara a diventare un fantasma per nascondersi nel mondo della nostalgia.

Ora che sono un fantasma non ho più voglia di cercare una casa vuota.

Ora sono libero di andare nella casa in cui vive la mia amata e darle un bacio felice.

Nessuno sa che sono lì.
Tranne la persona che mi aspetta…
Qualcuno arriva sempre per la persona che aspetta… Arriva di sicuro… dalla persona che aspetta…

n questo giorno del 2004 qualcuno aprirà il lucchetto che blocca la mia porta e mi renderà libero.
Avrò cieca fiducia in questa persona e la seguirò ovunque, non importa dove o cosa ci succederà…
Verso un nuovo destino…

E' difficile dire se il mondo in cui viviamo è sogno o realtà.

Agosto 2004, Kim Ki-duk in una casa vuota




martedì 15 aprile 2008

...POVERA PATRIA!...



Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.
FRANCO BATTIATO

sabato 29 marzo 2008

"VELTRONI, TI SEI DIMENTICATO DEL GRIDO DEI POVERI"?

Diffondiamo di seguito la recentissima lettera che padre Zanotelli ha inviato al "caro" Walter... Speriamo possa valere come un ottimo spunto di riflessione!
Il testo è tratto da Nigrizia, il sito dell'Africa e del mondo nero.




Napoli, 22 marzo 2008
Caro Walter, pace e bene !

Oggi, Giornata Mondiale dell’acqua, mi sono sentito ancora più spinto a scriverti questa lettera aperta. Ho esitato molto a farlo proprio perché siamo in piena campagna elettorale, ma alla fine ho deciso di scriverla mosso dall’enorme grido degli impoveriti che mi ruggisce dentro.
Tu sei venuto a trovarmi a Korogocho, una spaventosa baraccopoli di Nairobi ( Kenya ), e hai toccato con mano come “vivono” i baraccati d’ Africa. Davanti a quell’inferno umano,tu hai pianto. Mi avevi promesso, in quella densa conversazione nella mia baracca, che avresti portato quell’immenso grido di sofferenza umana nell’arena politica. Ora che sei il segretario del Pd, sembra che ti sia dimenticato di quel “grido dei poveri “. Non ne sento proprio parlare.
Non chiedo carità (non serve !), chiedo giustizia, quella distributiva che è il campo specifico della politica. E non parlo solo della fame nel mondo (fa già parte degli 8 obiettivi del Millennio, su cui si è fatto quasi nulla!), ma soprattutto della sete del mondo. (Infatti non è più il petrolio il bene supremo, ma l’acqua che, con i cambiamenti climatici, andrà scarseggiando). Se questo è vero, perché nel tuo programma elettorale appoggi la privatizzazione dell’acqua?
Lo sai che questo significa la morte di milioni di persone per sete? Con questa logica di privatizzazione, se oggi abbiamo cinquanta milioni di morti per fame, domani avremo cento milioni di morti di sete. Sono scelte politiche che si pagano con milioni di morti.
Caro Walter, perché quelle tue lacrime su Korogocho non le puoi trasformare in gocce d’acqua per i poveri? L’acqua è sacra, l’acqua è vita. Caro Walter, perché non puoi proclamare che l’acqua non è una merce , ma è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minimo costo possibile per l’utente, senza essere Spa?
Solo così potrai asciugare le tue lacrime e quelle degli impoveriti del pianeta, ma anche dei poveri del Nord del mondo come le classi deboli di questa mia Napoli.
Chi dei nostri poveri potrà mai bere l’acqua del rubinetto, con bollette aumentate del 300%, come è avvenuto ad Aprilia ?
Caro Walter, sull’acqua ci giochiamo tutto, ci giochiamo la nostra stessa democrazia, ci giochiamo il futuro del pianeta.
Caro Walter, non dimenticarti di quelle lacrime di Korogocho!

Alex Zanotelli

giovedì 17 gennaio 2008

CONTRO LO SFRATTO DI BURATTINI E MARIONETTE: SALVIAMO LA MEMORIA DI OTELLO SFARZI


Tutti sanno a quale fine sono condannati burattini e marionette nella nostra difficile patria. La fine che già Pasolini aveva poeticamente rappresentato in un suo prezioso film dal titolo "Che cosa sono le Nuvole?". Come dimenticare quella scena in cui le due marionette rappresentate da due mostri sacri del cinema, Totò e N. Davoli, vengono gettate brutalmente in una discarica per il semplice fatto di non piacere più al pubblico.
Questo è quanto sta capitando alla celebre memoria del burattinaio italiano Otello Sfarzi. A Bagnolo (Reggio Emilia) un comunicato stampa rende noto che "la giunta comunale ha ribadito quelle che sono le posizioni dell'amministrazione a proposito del futuro del museo della Fondazione Famiglia Sarzi. Allo scadere della proroga della convenzione fra il Comune e la Fondazione per l'utilizzo dell'ex scuola elementare di Pieve Rossa dove sono custoditi i materali è intenzione dello stesso Comune «di procedere a una diversa destinazione pubblica dello stabile», previa individuazione di un'altra sede per i materiali finora custoditi: in pratica una dichiarazione di sfratto".
Per farla breve, mancano i soldi per la cultura. Per fortuna si levano voci fuori dal coro per portare avanti un giusto obiettivo: salvare l'arte di Otello Sfarzi. Un appello è partito dal premio nobel Dario Fo. Sua l'idea di proporre uno spettacolo affinchè non vada perduto il patrimonio culturale della famiglia Sfarzi. Protestiamo tutti contro l'insana idea di sfrattare l'arte. Divulghiamo la notizia visto che i nostri tg sono alle prese con i quotidiani affanni economici.

"Quando osservo una marionetta o un pupazzo di Otello non penso immediatamente al teatro ma a un rito, un mistero arcaico, tragico e grottesco insieme. Le maschere di Sarzi hanno il "quid" e il "tabù". Potresti vederle esplodere, grondare lacrime, urlare e singhiozzare da sole e al fine sciogliersi sprigionando fumo giallo e nero. Insomma vivono ed esistono già da sole. Non hanno bisogno di essere immediatamente agite. E' quello che ti capita davanti ai grandi burattini e ai pupi degli antichi. Io, personalmente ho imparato a muovere e anche a fabbricare pupazzi e burattini. Ci ho allestito più di uno spettacolo; sono del mestiere. Perdipiù ho sposato una Rame, figlia di marionettisti d'origine antichissima. Me ne intendo. Capisco quando un oggetto di teatro è personaggio vivo.
Davanti a ciò che fabbrica e muove Otello sei già nel clima della rappresentazione d'acchito.
Basta guardare le foto del catalogo: a parte la bravura dei fotografi, sono davvero "opere".
Otello adopera di tutto: lamiera latta dei barattoli, carta, stoffa, legno, plastica, lattice, cartapesta... e colore a smalto, tempere, acrilici, ducotone da pareti... adopererebbe anche il fumo, la mollica di pane, la pietra e gli spaghetti per farci i capelli. E non è detto che non li abbia già usati.
Non ha pregiudizi, remore, timori- è il burattinaio di Pinocchio. Lui le marionette le fa non solo per farle muovere ma anche per cuocerle e mangiarsele... e seppellirne i resti.
Perché è roba che nasce e muore- razza umana non robot o mutanti" DARIO FO

martedì 8 gennaio 2008


PASOLINI "POETA PROFETICO"

Franco Terlizzi, stimato professore di lettere nei licei, ha declamato magistralmente alcune poesie del profetico Pasolini nella serata del 3 gennaio a Terlizzi (BA), deliziando il pubblico presente. Ma non è bastata la sua voce ad animare la serata. È servito anche un pubblico speciale fatto di giovani e adulti capaci di cedere alla sacralità del silenzio e di applaudire col cuore un recital impegnativo che riconsegna l’arte a se stessa attraverso la fine voce recitante di Franco Terlizzi, il pianismo autentico e antidivo di Nando Garofalo e la melodica e romantica voce di Amedeo Celentano.

Si sa, Pasolini è stato un poeta, un regista, un romanziere, un giornalista troppo complesso per noi che, troppo spesso, facciamo finta di non comprendere ciò che suona più scomodo, più provocatorio, più scandaloso. Per questo Franco Terlizzi ha scelto non solo di declamare versi del candido poeta novecentesco ma anche di interpretarli, mettendone in risalto il potere attualizzante.

La prima poesia declamata è stata “Il PCI ai giovani”. Siamo in pieno ’68. Pasolini lancia una forte provocazione nei confronti degli studenti che continuavano ad alimentare la falsa rivoluzione. Agli occhi del poeta friulano, gli studenti sono anticomunisti, nonostante il loro impeccabile linguaggio marxista. Sono figli di papà che hanno abbracciato in toto l’ideologia borghese nell’ aspirazione al potere e nel secco rifiuto di ogni reale rapporto con le classi subalterne. Questa certezza porterà Pasolini a scrivere il seguente sfogo lirico: "Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte/ coi poliziotti,/ io simpatizzavo coi poliziotti!/ Perché i poliziotti sono figli di poveri./ Vengono da periferie, contadine o urbane che siano./ [...] I ragazzi poliziotti/ che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione/ risorgimentale)/ di figli di papà, avete bastonato,/ appartengono all’altra classe sociale./ A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento/ di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte/ della ragione) eravate i ricchi,/ mentre i poliziotti (che erano dalla parte/ del torto) erano i poveri".

Leggere le liriche di Pasolini significa anche fare i conti col simbolismo. Franco Terlizzi ci ha offerto più di un esempio di liriche da leggere in tale chiave metaforica e simbolista, partendo dalla poesia dedicata alla bella e fragile attrice che “sparì come una colombella d’oro”. Il fine declamatore così interpreta la dolce e rabbiosa poesia dedicata alla grande Marilyn Monroe: “la bellezza di Marilyn è metafora della bellezza del mondo. Marilyn possedeva la bellezza in maniera tutta spontanea, genuina, squisita come figlia del popolo alla stessa maniera in cui posseggono la bellezza le mendicanti di colore e le zingare. Sono proprio loro, le rom, quelle che noi giudichiamo puzzolenti e mendicanti all’eccesso. Poi Marilyn ha perso la sua bellezza nella mercificazione consumistica di Hollywood come il mondo che ha perso la bellezza materialmente e moralmente nella mercificazione consumistica. Ma, mentre Marilyn si è sottratta all’orrida mercificazione con la morte che cristallizza nel mito la bellezza, il mondo, invece, precipita sempre più nel suo destino di morte”.

Pier Paolo Pasolini nasce come poeta a Casarsa. Se a Bologna emette il suo primo vagito da uomo, sarà a Casarsa, nel friulano, che Pasolini emetterà il suo primo vagito da poeta. Franco Terlizzi non ha potuto fare a meno così di puntualizzare l’iter poetico del grande genio novecentesco. A Casarsa Pasolini e, più precisamente nella lingua friulana, scopre la lingua della sua poesia, avvertendo in questo arcadico luogo l’intramontabile presenza del sacro affidata al tempo della “pre-storia”. Il tempo, a Casarsa, batte in maniera circolare contrapponendosi al tempo lineare, evolutivo, hegeliano. Tempi profondamente diversi che alimenteranno l’angoscia del poeta, suggerendogli di sanare questo iato.

Degli anni vissuti a Casarsa il poeta ricorda i meravigliosi anni delle scuole elementari e, soprattutto, sente crescere l’amore-culto per sua madre. A tale proposito il recital ha evidenziato i passi più emozionanti della “Supplica a mia madre” e, attraverso una breve proiezione, tutti hanno potuto constatare che il ruolo della Vergine Maria, nell’eccellente produzione cinematografica “Il Vangelo secondo Matteo”, è affidato alla madre di Pasolini. Una scelta originata, non di certo, da una penuria di attrici ma dall’intimo connubio che il regista Pasolini coglie. Anche Susanna, madre di Pier Paolo, poeticamente e fanciullescamente associata a “un’allodoletta felice”, è rimasta vergine in quanto non ha compiuto il viaggio “nel mondo vischioso e corruttore degli adulti che distrugge per sempre la grazia e l’innocenza dell’infanzia”.

A Roma Pasolini patirà da un lato la nostalgia del suo bucolico paese friulano ma, d’altro canto, “la scoperta sociologica delle borgate romane determinerà una crescita poetica nonché il passaggio da una poesia di carattere intimistico e privato a una poesia civile, politica, storica e sociale”. Nelle borgate romane, agreste cornice in cui agiranno i ragazzi di vita, Pasolini resta affascinato da quel mondo di sottoproletari tanto dotato di “candida e spontanea vitalità”. Finalmente egli può sopperire alla nostalgia del mondo primordiale fatto di “grazia e innocenza”.

Franco Terlizzi ha effettuato, in questo momento del recital, una necessaria e intelligente puntualizzazione: i poveri di cui parla Pasolini sono i “ptocoi” di cui parla il Vangelo, più precisamente i Sinottici (“beati i poveri”). I “ptocoi” – ha ricordato Franco Terlizzi – sono gli accattoni, le prostitute, i rom, gli ebrei, i papponi, i negri”.

La disperazione del poeta raggiungerà il suo acme quando egli si accorgerà che i ptocoi si erano volgarmente imborghesiti, rigettando la cultura contadina. Il popolo, corrompendosi, diventa eguale al borghese: entrambi sotto l’egira del denaro; “del denaro da spendersi nel superfluo”. È proprio questo “genocidio della cultura contadina” a portare il grande Pasolini in Africa. Qui può facilmente incontrare i suoi “ptocoi”, rapportarsi con essi e subire il fascino della loro purezza ed innocenza. Mentre la poesia resterà sempre la sua forma preferita di scrittura poiché essa “è l’unico prodotto non consumabile perché è giustizia che brilla ai soli dell’anima”. Il poeta – dirà Pasolini – “è sempre una contestazione vivente. Rappresenta sempre l´altro di quell´idea che ogni uomo in ogni società ha di se stesso”.

Franco Terlizzi ha scelto di concludere il recital con la più grande profezia di Pasolini: la figura emblematica di Alì dagli Occhi Azzuri. “Sulle macerie della storia risorgerà una nuova pre-storia ma il prezzo da pagare sarà terribile per tutti perché tutti gli accattoni, gli straccioni del mondo, tutti gli ptocoi del mondo, non più uomini ma uomini-pesci, passeranno tutti i mari e il tanto vituperato Marx vedrà confermata almeno una delle sue cento teorie: un pugno di espropriatori opulenti e stanchi spazzati via da una marea di espropriati ed affamati”. Ecco il nobile commento, carico di finezza letteraria che Franco Terlizzi ha voluto presentare come corredo dei meravigliosi versi pasoliniani: “Essi sempre umili/Essi sempre deboli/essi sempre timidi/essi sempre infimi/essi sempre colpevoli/essi sempre sudditi/essi sempre piccoli,/essi che non vollero mai sapere,/essi che ebbero occhi solo per implorare,/essi che vissero come assassini sotto terra,/essi che vissero come banditi in fondo al mare,/essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,/essi che si costruirono leggi fuori dalla legge,/essi che si adattarono a un mondo sotto il mondo/essi che credettero in un Dio servo di Dio,/[…]... deponendo l'onestà delle religioni contadine,/dimenticando l'onore della malavita,/tradendo il candore dei popoli barbari,/dietro ai loro Alì dagli occhi azzurri/- usciranno da sotto la terra per uccidere/- usciranno dal fondo del mare per aggredire/- scenderanno dall'alto del cielo per derubare/- e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere,/prima di giungere a Londra per insegnare ad essere liberi,/prima di giungere a New York, per insegnare come si e' fratelli/- distruggeranno Roma e sulle sue rovine/deporranno il germe della Storia Antica” […].

Nella gallery abbiamo pensato di esprimere con alcune immagini (da noi scelte) i contenuti salienti della preziosissima serata.