lunedì 22 ottobre 2007

VOGLIA DI ARTE IN TV? PROVIAMO A SCRIVERE A STUDIO APERTO...

La foto pubblicata in alto è tratta da http://www.tvblog.it/tag/studio+aperto

Era da un bel po' di tempo che volevo concedermi una sorta di sfogo e finalmente ne ho trovato la possibilità grazie a questa bella invenzione del blog da accreditare a non so chi.
L'idea di scrivere questo post nasce dalla volontà di contrastare un male subdolo che agisce incontrastato nella nostra società e soprattutto di restituire o meglio cercare di sanare un grosso torto subito dall'arte.
La scultura che qui ho in mente è la romanticissima "Amore e Psiche" di Antonio Canova che è possibile ammirare a Parigi. Quest'opera d'arte (ma ce ne sono tantissime altre) aiuta a capire l'amore nelle sue varie espressioni. Ora, la mia osservazione è non la custodia estetica di opere simili ma la custodia semantica, vale a dire la custodia del significato che queste opere vogliono comunicarci. A tale riguardo, dell'opera su citata restano solo dei cocci. La scultura su richiamata e le opere simili ad essa sono state violentemente abbattutte, distrutte, polverizzate dalla nostra tv e da tutti quei siti internet che promuovono senza scrupoli una sessualità negativa.
I rischi, di gran lunga minimizzati e non noti (perchè non si parla mai di pornodipenza, ad esempio), sono percepibili nel nostro stile di vita e nella nostra sempre più diffusa incapacità di amare. Ve lo ricordate o no il modo in cui Amore e Psiche si abbracciavano nella scultura di Canova? La tv ha ereditato qualcosa di questo romanticismo?
Il mio intento era di scrivere una mail ad alcuni gestori di siti porno. Avevo già pensato a come strutturare questa mail e pensavo di non scrivere nulla ma di inviare solo un'immagine. Visto che loro fanno leva sullo sguardo e sulle immagini, ho pensato che potesse essere molto più incisivo l'invio di un'immagine. Chiaramente è intuibile anche l'immagine a cui avevo pensato: Amore e Psiche. Purtroppo non ho trovato il modo per inviare questa mail perchè non ho trovato alcuno spazio per inviare la mail...
Allora ho escogitato un altro modo: ho inviato una mail all'emittente televisiva più vergognosa di altre. Quella che veicola contenuti pornografici anche all'interno del telegiornale. L'emittente è mediaset e il tg in questione è studio aperto. La mail che ho inviato è la seguente:

Più che un breve messaggio, la mia vuole essere una lettera aperta. Sono un umile cittadino del Sud che utilizza come unico mezzo informativo internet...Posso farlo perché ho qualche soldino per pagarmi l'adsl e soprattutto perché conosco l'abc del linguaggio informatico. Ora, il motivo che mi spinge a scrivere questa lettera è dar voce alle tante conversazioni tra gente umile che accidentalmente mi capita di sentire per strada. La gente dell'antico borgo del mio paese, quella che ignora l'abc del linguaggio informatico e non ha sufficiente grana da parte per permettersi il lusso di internet, si dice stanca della disinformazione che riceve quotidianamente dalle varie emittenti televisive. Scrivo alla vostra redazione perché è l'unica che ha optato per terminologie intelligenti. STUDIO APERTO. Aperto vuol dire non angusto, pluralistico, propenso ad accogliere le più varie informazioni. Sinceramente, nella pratica, il vostro tg non è nulla di tutto questo. In realtà è inguardabile e vergognosamente antidemocratico.

Ma non ho scritto per esprimere giudizi né tanto meno per sfociare nell'irrispettoso. Scrivo semplicemente per porvi una intelligente osservazione letta su un libro scritto da Giampaolo Dianin. Ve la riporto di seguito: "se ieri ciò che aveva a che fare con la sessualità era tabù e la pornografia era vietata, oggi corpo e sessualità sono sotto gli occhi di tutti e il nuovo tabù è la vecchiaia, il dolore e la morte".

La mia domanda è la seguente: che c'entra in un tg il gossip, le donne nude che richiamano a una sessualità negativa? Perché la vostra redazione fa il gioco di tanti siti porno sparsi sul web? Perché non torniamo a parlare di ARTE, DI FATTI VERI, di ciò CHE DI SCOMODO E ORRIPILANTE AVVIENE NELLA NOSTRA ITALIA?

Restituiteci la democrazia e non minacciate la nostra capacità di amare presentandoci immagini che possiamo trovare in un qualsiasi sito porno. Insomma più STUDIO APERTO E MENO STUDIO PORNO.

Grazie, in attesa di una sua risposta (ho indicato a tale proposito il mio indirizzo e-mail), la saluto cordialmente.


So che non risponderà nessuno...so che la mail sarà cestinata e derisa ma almeno ho espresso ciò che penso e ho ulteriormente compreso che l'arte salverà il mondo!

lunedì 15 ottobre 2007

NOTRE DAME, DIREBBERO I FRANCESI.

Si è appena conclusa la mostra "Imago Mariae" tenutasi in un antico locale di un piccolo paese di provincia, Terlizzi. Una mostra che mi piacerebbe definire dell'artistico a metà. Sì, perchè di artistico c'è stato davvero tanto ma, ad essere obiettivi, questo "tanto" non supera l'anti-artistico. Insomma artistico e anti-artistico si pareggiano nel corso di questa mostra.
Ma partiamo pure dall'artistico. Icone bizantine, celebranti la Madonna, tappezzano il piano superiore della mostra. Dunque, prima viene la classicità. Le icone bizantine ci suggeriscono, in maniera inequivocabile, l'Oriente. Anche chi si accosta sporadicamente alla storia dell'arte - alla semplice storia dell'arte, figlia della manualistica, si intende - sa bene quanta importanza è data alle icone in Oriente ed in una qualunque chiesa ortodossa. Per essere brevi, in questo piano superiore, siamo indotti a venerare queste icone, cogliendone alcune caratteristiche. Le icone bizantine non concedono spazio alcuno all'originalità: non è concesso all'iconografo firmare la sua opera nè far trasparire i suoi stati d'animo e gli indugi del pennello. Le icone bizantine servono al culto dei fedeli ed è per questo che devono essere intrise di spiritualità e soprannaturalità. Il volto dipinto non ha nulla di carnale nè umano ma è, a tutti gli effetti, un corpo celeste. Maria è ritratta, in queste icone bizantine, come Theotokos, cioè Madre di Dio.
Delle scale collegano il piano superiore della mostra a quello inferiore. Nessun rapporto di continuità tra i due piani.
Al piano inferiore possiamo scorgere dipinti aventi come oggetto la Madonna effettuatti col ricorso a varie tecniche artistiche. Le opere sono tutte, o quasi, firmate: contrassegnate dal nome dell'artista di turno. L'originalità è la principale caratteristica di questi dipinti. Le emozioni del pittore appaiono sguinzagliate, sono affrante dalle pastoie della tradizione, della classicità.
Sono recuperati motivi folcloristici che legano la rappresentazione della Vergine Maria alle note feste popolari autoctone o limitrofe. Nè mancano accostamenti bizzarri: in alcuni dipinti, Maria è ritratta secondo il codice artistico contemporaneo, con netta prevalenza della Pop Art. Ancora. Un gusto artistico più soave e classicheggiante ci dona, in ultimo, l'immagine della Madonna con in braccio il bambino Gesù.
Cerco di trovare un filo rosso, una sorta di collante che tenga insieme i contenuti artistici del piano superiore e quelli del piano inferiore. Ne trovo solo uno e, tra l'altro, mi viene suggerito da una indimenticabile osservazione di Edith Stein che definisce Maria come la "donna autenticamente liberata, emancipata da ogni schiavitù, archetipo e modello di ogni donna". Capisco allora che nell'epoca delle veline e dei burqa - che, prescindendo dalla diversità delle apparenze, hanno come medesimo effetto quello di far sparire la donna - l'imago Mariae è la sfida più elegante ed efficace per ricordare all'universo femminile la sua dignità di donna, madre e sposa. I poeti del pennello, che hanno reso possibile questa mostra (Maria Bonaduce, Valentina De Marco, Giulio Giancaspro, Giovanni Morgese e Giuseppe Vallarelli), riescono a strapparci emozioni e soprattutto ci fanno riflettere sul valore ontologico della femminilità. Basta un umile omaggio alla Nostra Signora (Notre Dame, direbbero i francesi) per salvare la donna dall'orgia di vergogna e di ignominia.
Passiamo ora a ciò che in apertura ho definito anti-artistico. Anti-artistico è, a mio parere, il locale scelto per allestire questa mostra (angusto e non accessibile a tutti). Il piano inferiore è collegato a quello superiore mediante scale impervie. Se L'arte è tale solo se si presenta accessibile a tutti, Anti-artistico giudico la presenza di barriere architettoniche in una galleria d'arte. In secondo luogo, la collocazione delle opere sembra quasi accidentale. Nessun criterio pare disciplinare la sistemazione di opere che, pur avendo lo stesso oggetto, sono tra loro diversissime. Il risultato è un guazzabuglio che rende oscura ed enigmatica la comprensione della mostra. Invero, La comprensione del messaggio artistico deve essere favorita anche dalla collocazione sistematica delle opere. Accidentale e poco studiata è anche l'illuminazione. Insomma non c'è nessuna premura nè minuzia nell'allestimento della mostra... Anti-artistico, direi.

mercoledì 3 ottobre 2007

L'arte salverà il mondo?

Forse molti conosceranno il celebre interrogativo di Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo?
Mi sono permessa di mutuare il noto quesito del grande Dostoevskij per rendere chiaro, sin dal titolo, la finalità del mio blog. Il presente blog nasce dall'umile intento di parlare di arte nel modo più semplice possibile. Cercare e commentare le più varie espressioni artistiche...con la speranza di riuscire a colmare quel senso di nostalgia dell'arte.
L'arte, con la sua bellezza, il suo fascino, la sua critica oggettiva e spietata, continua a scandalizzarci e a salvarci dal perbenismo e dalla prepotenza della politica. Ecco perchè non è un'esagerazione pensare che l'arte salverà il mondo.