lunedì 26 maggio 2008

L'OPPOSIZIONE BEVE TROPPA CAMOMILLA




Ch
e pena questa opposizione! Applaude e fischia credendo di assistere ogni giorno a uno spettacolo teatrale! Ride e piange ignara che l'unico sentimento valido sarebbe l'impegno originato da una ideologia vera!
Tocca a noi fare opposizione, allora. Scendere in piazza ma non solo. Far sì che in ogni nostro atto quotidiano e non, trionfi l'onestà, la legalità. La giustizia dipende da noi come anche la politica. Non ci resta che costruire una nuova classe sociale fatta di giusti e onesti che sogni ancora di cambiare perchè vive giornalmente delle tangibili mutazioni in positivo.
Che pena questa opposizione! Sorride e si compiace di stare lì al governo in mezzo a criminali in giacca e cravatta. E soprattutto beve e quanto beve! Beve tanta camomilla per vivere pacatamente e serenamente.
Che pena questi politici! Tenuti agli arresti domiciliari dalle ideologie anguste di partito, finiscono per comprendere la verità solo dal loro punto di vista. Viva l'operaio! Ma l'operaio oggi continua a morire e non c'è nessuno che si oppone di fronte al tanto sangue versato. Che pena questa opposizione!
Che pena questi politici! A furia di sognare l'America, hanno finito per fare dell'Italia una terra di Mc Donald; una terra di assetati di coca cola e di obesi di pragmaticità. E l'opposizione viaggia anch'essa in America!
TOCCA A NOI FARE OPPOSIZIONE e per prima cosa vorrei oppormi a questa classe politica attuale originata da nessuna ideologia ma semplicemente dalla MAFIA.

Propongo un estratto del film "Aprile" del grande Nanni Moretti. In questo passo fa satira di una sinistra incapace di fare opposizione. Invece di far opposizione molti comunisti si fumano una canna!



sabato 17 maggio 2008

LA "SFIDA" DEI RAGAZZI DI STRADA

Vorrei proporre alla vostra attenzione l'interessante articolo di Cristiano Morsolin da Lima datato 1 aprile 2008:


MOBILITAZIONE PER LA REPRESSIONE
DEI RAGAZZI DI STRADA IN AMERICA LATINA

di Cristiano Morsolin da Lima

[...] In PARAGUAY proprio venerdi 28 marzo la Commissione Interamericana per i diritti Umani CIDH di Washington (massima istanza giudiziaria nel continente) ha deciso di continuare le indagini nel caso di privazione di libertà di bambini di strada avvenuta nel 2005 da parte del magistrato Mercedes Brítez de Buzó.

La denuncia è stata effettuata dalla “Coordinadora por los Derechos de la Infancia y Adolescencia”, la Fundación Tekojoja (che appoggia la campagna presidenziale dell’ex vescovo Fernando Lugo, Centro por la Justicia y el Derecho Internacional (CEJIL) e la Ong CALLE ESCUELA demandando lo Stato del Paraguay per aver violato il diritto dei bambini di strada “senza aver individuato per ogni singolo caso il modo di non separarlo dalla famiglia e di privarlo della libertà attraverso l’uso eccessivo della forza”. Nel caso menzionato furono arrestati 69 bambini minori di 14 anni.

Norma Duarte, direttrice dell’Ong CALLE ESCUELA di Asuncion, che da vent’anni accompagna processi di organizzazione dei NATs, ha dichiarato che l’allontanamento dalle loro famiglie di bambini e adolescenti lavoratori in strada a Ciudad del Este ha creato varie reazioni che ha spinto il relatore sull’infanzia dell’Organizzazione degli Stati Americani OEA, Paulo Pinheiro a un’apposita visita. Dopo questa retata il magistrato Mercedes Brítez de Buzó è stata nominata Ministra dell’infanzia del Governo Dualde premiando la mano dura per risolvere il problema dei bambini di strada. Siamo molto fiduciosi dell’azione intrapresa dalla Commissione Interamericana per i diritti Umani CIDH”.

In COLOMBIA la coalizione contro la vincolazione dei bambini e giovani al conflitto armato – www.coalico.org (di qui è membro “Creciendo Unidas di Bogotà) ha attivato una demanda giudiziaria contro il Ministero della Difesa, la Polizia nazionale e l’Esercito di Stato per l’occupazione della forza pubblica di scuole e centri educativi. In seguito a varie missioni sul campo in Antiochia, Putumayo, Choco, Cauca, costa caribe si denuncia non solo la violazione del Diritto Internazionale Umanitaria; la occupazione delle scuole comporta la violazione di altri tipi di diritti dell’infanzia e adolescenza come la violenza sessuale nelle bambine che partecipano alle lezioni, minacce ai maestri e l’uso degli studenti in inteligencia militare.

Questa ambigua politica di “protezione” dello Stato ha una storia di pericolosi antecedenti.

Per esempio giovedì 20 novembre 2003, nell’ambito dell’anniversario dell’approvazione della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia (20 novembre 1989), i Movimenti dei bambini ed adolescenti lavoratori organizzati peruviani tra cui i delegati di Generación, Ifejant, Manthoc e Mnnatsop hanno dato vita a Lima ad una manifestazione pacifica di bambini ed adolescenti lavoratori, per reclamare di fronte al Palazzo del Governo il rispetto e l’applicazione dei diritti sanciti dalla Convenzione. Il gruppo, formato da circa 150 ragazzi, aveva preparato vari cartelloni e manifesti per richiamare l’attenzione delle autorità sulla grave situazione in cui versa l’infanzia peruviana. Era stata scelta la strategia di entrare nella piazza a gruppi di 10 ragazzi in alternanza, cantando e mostrando i messaggi, per rispettare il divieto del sindaco di non svolgere manifestazioni nella Piazza del centro storico di Lima. Con la motivazione che la manifestazione infrangeva tale decreto, un gruppo di ufficiali della Polizia Nazionale, in assetto antisommossa, si è scagliato contro i manifestanti a colpi di manganello, con gas lacrimogeni, pugni e calci, senza tener conto del fatto che molti erano bambini. A causa di tale intervento, diverse persone hanno avuto svenimenti e subito contusioni per i colpi e calci ricevuti dai rappresentanti dell'ordine che non si sono fermati nemmeno davanti a giovani con bambini in braccio, come è evidente in una foto riportata sul quotidiano La Repubblica del 21 novembre. Inoltre, 3 minorenni e 2 maggiorenni sono stati temporaneamente trattenuti dalle forze di Polizia dell'Unità di Servizi di Controllo di Tumulti della Polizia. Un agente di Polizia che si è rifiutato di farsi identificare, ha cercato di motivare il brutale intervento spiegando che i manifestanti altro non erano che "pirañitas", bambini che pernottano per strade, per i quali non si deve avere alcuna considerazione in ragione della loro minore età, giacché non si comportano come bambini ed adolescenti quando aggrediscono persone adulte."

Allora l’Osservatorio SELVAS aveva lanciato una denuncia internazionale con il sostegno di Save The Children-Svezia, Bureau Internacional Catholique pour l’ Enfance BICE di Bruxelles, il programma infanzia dell’Osservatorio Mondiale per la protezione dei difensori dei diritti umani OMCT-FIDH di Ginevra, la ong africana ENDA e la ong indiana CWC. La pressione della società civile internazionale ha fatto sì che il 10 maggio 2004 il Relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di espressione Theo Van Boven, il Relatore speciale delle Nazioni Unite per la vendita di bambini e la prostituzione infantile e il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i difensori dei diritti umani, abbiamo scritto una apposita lettera al Governo Peruviano questionando la violenta repressione poliziesca.

Una risposta a questa violenza è l’organizzazione dei movimenti sociali NATs che hanno elaborato un calendario di mobilitazioni dove si menziona in Perù la marcia del 31 marzo contro la repressione della polizia, in aprile in Paraguay la presentazione di proposte per l’infanzia al candidato presidenziale Fernando Lugo, ex-vescovo, a giugno a La Paz una cumbre con il Ministro del Governo di Evo Morales per le relazioni con i movimenti sociali per condividere il percorso dell’Assemblea Costituente, a ottobre il progetto gestito dai gesuiti “Muchacho Trabajador” di Quito realizza un’assemblea per approfondire la questione del lavoro minorile da presentare all’Assemblea Costituente.

Laila Villavicencio, adolescente peruviana di 14 anni di Piura, delegata del MNNATSOP, spiega a partire dalla sua esperienza di partecipazione e rappresentatività democratica in una sorta di parlamento infantile “con cui lottiamo contro ogni forma di maltrattamento ed esclusione sociale. Crediamo che l’organizzazione sia uno strumento di protezione, per esigere e sviluppare capacità di cittadinanza attiva. Siamo attori sociali che rappresentano gruppi e movimenti popolari di base che non si limitano a parlare della partecipazione che proviene dalla filosofia ma costruiamo protagonismo come un nuovo stile di vita e di pensiero che fa nascere una nuova cultura dell’infanzia e adolescenza. A giugno lanceremo l’Osservatorio sull’applicazione delle Raccomandazioni del Comitato della Nazioni Unite per i diritti dell’Infanzia di Ginevra che ha rivolto allo Stato Peruviano dopo un lavoro di lobbyng che come MNNATSOP abbiamo realizzato a Ginevra nel gennaio 2006 presentando un rapporto alternativo, con l’appoggio di Save the Children-Svezia”.

Venerdi 28 marzo Manfred Liebel, cattedratico dell’Università di Berlino, Direttore della rete PRONATs (www.pronats.de ) e coordinatore dei master in europa di cultura dell’infanzia, ha incontrato i maestri della scuola “Pequeno Trabajador” di Bogotà affermando che “il protagonismo dei bambini non serve solo nei paesi poveri del sud del Mondo ma anche in Europa, una chance
per l’infanzia che vuole essere riconosciuta come soggetto, che vuole assumere responsabilità quotidiane nella scuola, nella famiglia, nella società. In Germania abbiamo iniziato un percorso di accompagnamento con adolescenti e bambini lavoratori di 12 anni aprendo il concetto di lavoro come l’appropriazione della conoscenza tecnologica attraverso internet (che è utile per apprendere ma non si guadagna denaro), come il lavoro artigianale che lega il lavoro alla creatività e all’arte. Un esempio di partecipazione non “addomesticata dagli adulti” è l’esperienza di adolescenti tedeschi che esprimono solidarietà nei confronti di bambini migranti illegali che la scuola ufficiale non può accettare in quanto “sin papier”. E’ una forma di cittadinanza della disobbedienza dal basso. Per questo come organizzazioni europee come Pronats e Italianats che appoggiamo i movimenti NATs nel mondo abbiamo la responsabilità di ricercare percorsi di protagonismo anche in Europa”. [...]


martedì 6 maggio 2008

9 MAGGIO : ALDO MORO E PEPPINO IMPASTATO



Purtroppo, a distanza di 30 anni, il silenzio si fa sempre più onnivoro e la figura di Peppino Impastato è ricordata solo grazie a una valida esperienza cinematografica: “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana. Un film convincente e ben riuscito che, pur teatralizzando la storia di Peppino Impastato, riesce a sensibilizzare le coscienze dei molti, a partire da Cinisi, un paese di provincia,denso di mafia e omertà. Cinisi è il luogo in cui Peppino è stato ucciso ma la realtà è che Peppino continua a morire in ogni città italiana.

La morte di Peppino Impastato, avvenuta nel lontano 9 maggio 1978, coincide con l’assassinio politico di Aldo Moro. I nostri media hanno quasi censurato la morte di Impastato: a che vale ricordare la morte di Peppino, un anarchico trentenne (a dir loro) a confronto con la morte del noto statista Aldo Moro! Le bocche dei nostri politici, dei nostri giornalisti, dei nostri intellettuali borghesi erano ben istruite per poter affermare che Aldo Moro era stato ucciso dalle BR; trovato morto nella leggendaria Renault rossa. Già, una Renault rossa basta a spiegare il tragico assassinio! Rossa come le brigate, come i comunisti! E per di più una Renault, non una qualunque macchina ma una voiture tutta francese. Francese proprio come l’Hyperion, la nota scuola parigina strettamente legata a organizzazioni terroristiche, tra cui le Brigate Rosse. Insomma, senza portarla per le lunghe, era molto più comodo parlare dell’omicidio di Moro visto che i pseudo-colpevoli c’erano. Non si poteva pensare altrettanto di Peppino Impastato. Lui era stato ucciso dalla mafia ma non si poteva proferire questa parola. Ergo, si parlava di un suicidio eclatante di un esaltato trentenne siciliano.

A distanza di tempo non è ancora cambiato granché: si continua a ricordare il grande Moro. O meglio la massa rammenta solo Moro dimenticando Impastato. Al contrario qualche minoranza, in maniera un po’ manichea e dualistica, finisce per ricordare solo Impastato, alimentando così una vacua querelle tra Moro e Impastato. Ma c’è una realtà ancor più amara. Si continua a dire, a distanza di tempo, che Aldo Moro è stato ucciso dalle BR. Ma quando finirà questa enorme balla? Quando si potrà finalmente leggere sui nostri libri di storia che Aldo Moro è stato ucciso dallo Stato? Quanto tempo ci vuole ancora? Per Impastato ci sono voluti vent’anni per attestare quella che, sin dagli inizi, sembrava un’ovvietà: non un suicidio “eclatante” ma un complotto mafioso da imputare ai Badalamenti.

Il 9 maggio è alle porte. Ricordiamo Moro e Impastato con il coraggio di urlare la verità! Dire falsità, legarsi alle pastoie dell’omertà, varrà ad ucciderli ancora. Freniamo quella vergognosa “ennesima volta”!